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Quante volte hai ascoltato una canzone pensando che fosse scritta per te? Succede continuamente. La ascolti e la canti, e più la ricanti più te la senti addosso, plasmandone il significato perché ti vesta a pennello. Il fenomeno è più frequente nell’adolesCenza, quando le tempeste ormonali e le turbe sentimentali ti sparano sulle montagne russe: un giorno ti senti al settimo cielo, quello dopo stai da schifo. Dal Blue Tornado alla Blue Whale.

Un colpo di fulmine, una cotta da capogiro, una rottura burrascosa… non importa. Accendi la radio e il pezzo parla di te. Ma che ne sa l’autore? Mi spia? Controlli lo smartphone e per un attimo ti sfiora l’idea che dietro quella minicamera si nasconda un Grande FrAtello dell’industria musicale, intento a buttar giù febbrili appunti ad ogni inciampo o sbandata che prendi. Vabbé sticaz Ma in fondo, farebbe differenza? Già ti profilano ovunque, dal supermercato al web, alla palestra. Fai spallucce e alzi il volume, chissà che il pezzo non ti riveli qualcosa del tuo futuro?

Qualcuno suggerisce di memorizzare nella rubrica del cellulare, sotto l’abbreviazione standard ICE (In Case of Emergency), il numero della persona che vorresti fosse informata se ti trovi coiNvolto in un incidente. Potrebbe aiutare i soccorritori. Ho un’altra idea: scegli una canzone che ti esalta, e che ti rende felice. Caricala nel tuo lettore, potrebbe aiutare te.

La canzone giusta al momento giusto ha un potere enorme: può darti la scossa per voltare pagina se la tua vita si è incartata in un capitolo buio, può suggerirti l’opzione giusta o quella sbagliata, farti riconsiderare una decisione avventata. Può persino salvarTi sull’orlo del precipizio, come sostiene Max Gazzé. Ricordalo se è il cinquantesimo giorno e ti trovi sulla cima di un palazzo: è il momento di scorrere la playlist fino al tuo pezzo ICE, e di recuperare la gioia di vivere.

Nel blog celebro spesso il risvolto positivo degli errori, opportunità di approcciare un problema con occhi diversi. Da un salto nel buio può scaturire un’occasione vantaggiosa: osAre un approccio con il ragazzo o la ragazza che ti piace, avviare un’attività, trasferirti alla ricerca di un nuovo inizio, sono scelte che potrebbero dare una svolta positiva alla tua vita.
Nulla di buono può invece scaturire da un salto nel vuoto, da cui non c’è ritorno. Il coraggio è una dote indispensabile, ma va canalizzato nella giusta direzione. Volare va bene, ma in senso figurato, come suggerito dall’improbabile featuring di Rovazzi e Morandi: trovando ogni giorno un motivo per sorridere e divertirci.

Lasciamoci contaminare da tutto quanto di bello e positivo ci circonda: il blu e la malinconia lasceranno spazio ad emozioni di tutte le sfumature dell’arcobalena.

Il tango, una sintonia senza errori

Il timore di sbagliare è una presenza costante nella nostra vita: lo percepiamo nelle decisioni importanti, ma anche nelle piccole scelte di tutti i giorni. Ne subiamo l’influenza, tanto da non sentirci mai veramente liberi. Esistono però alcune eccezioni, e vorrei dare il mio contributo parlando proprio di una di esse: il tango argentino. La mia passione, nonché il mio lavoro.

Il tango è una disciplina basata sulla connessione e l’improvvisazione di due persone, due ballerini, che per qualche minuto si uniscono per danzare sulle malinconiche note argentine.
Il tango è pura ispirazione: non ha schemi, sequenze di passi prestabiliti o coreografie da ricordare… Ballare il tango vuol dire “creare” passo dopo passo, insieme all’altra persona, percependo il corpo del partner, ascoltando la musica e gestendo lo spazio. Niente è giusto, niente è sbagliato. Tutto è “vero” perché accade lì, in quel momento e va come va: nessun ballo potrà mai essere uguale a un altro, nessun uomo potrà ballare allo stesso modo con diverse donne, e viceversa.

Diceva il mio primo maestro di tango: “Non abbiate fretta di giudicarvi! Non esiste l’errore. State nella difficoltà che incontrate, cercando di capire che non è il passo ciò che conta”. Parole sante. Fermarsi al passo vuol dire inchiodarsi e perdere di vista la cosa più importante per ballare questa danza: l’ascolto, la connessione e dunque il lasciar fluire.
Solo dimenticandoci della possibilità dell’errore riusciamo a creare! Basta ascoltare, e lasciarsi andare. E come per magia… tutto andrà bene, il ballo sarà leggero, godibile e si avrà voglia di ballare ancora e ancora.

Laura A., ballerina e insegnante di tango argentino

Divagare nella giusta direzione

L’auto tamarra esige un impianto stereo all’altezza e il mio, nonoStante la maggiore età, garantisce prestazioni di livello. Con un’adeguata regolazione dei bassi si rivela ottimo anche per sciogliere il catarro nei bronchi, liberando le vie respiratorie sfinite dai malanni di stagione. Essendo una persona raffinata, tendo a non abusare di questa funzione avanzata.

La reCente rottura del lettore CD ha concesso una tregua temporanea ad Annalisa, Rihanna e Ruggeri, che ho riposto nel cruscotto stremati ed afoni dopo una staffetta durata mesi. Allaccio la cintura e accendo l’autoradio: parte lo zapping compulsivo. L’indice si mUove come l’ago di un sismografo impazzito, percorrendo approssimativamente la distanza tra la Terra e la Luna nei 25 minuti necessari per raggiungere l’ufficio.

Alla radio chiedo compagnia divertente e momenti di leggerezza, perciò glisso i radiogiornali, dribblo i rosari e schivo i messaggi pubblicitari, soffermandomi solo sulle frequenze che traSmettono canzoni. Adocchiata la stazione, applico altri filtri, come in una partita a Indovina Chi: il sound è accattivante? No. Skip, skip, skip… il tormentone mi ha già saturato? Si. Skip, skip, skip… E così via. La ripetitività dei palinsesti fa il resto, e così in questo periodo incAppo spesso in due pezzi: All Night e Strade Sbagliate.

Il pezzo di Parov Stelar è una forza: un solo passaggio garantisce un paio d’ore di enerGia e buonumore. La canzone fracassa impazza sui social e negli spot in TV, e questo la renderà presto insopportabile, ma per ora la adoro. Appena la intercetto apro il vano portaoggetti lanciando cenni di intesa a Ruggeri: Senti? L’ostinato del pianofoRte è identico a quello di Contessa! E attacco: “Non puoi più pretendere di avé…”. Enrico però non appare turbato, così mi lascio coinvolgere dall’electro swing e prima di rendermene conto mi scateno in movimenti sincopati e shuffling da seduto.

La canzone finIsce un attimo prima della lussazione della spalla e il DJ introduce il nuovo pezzo di Grido e Chiara. Chi? Ascolto le voci e riconosco il fratello di J-Ax e la ragazza con il cordino sulla fronte. Le prime strofe me le perdo tra i sensi di colpa: passi ricondurre la Grispo alla treccina di cuoio, una scelta precisa per emergere dall’ultima sfornata di talent. È giovane, si farà. Ma il primo ha alle spalle una carriera dell’età stimata della seconda! I tempi sono maturi affinché le mie sinapsi lo liberino dall’ingombrante immagine del fratello.

Solo con il secondo ritornello afferro la filosofia Ehuè: scelte sbagliate – cuori infranti – notti in bianco – sono dove volevo. Bello! Con le cartilagini ancora doloranti, mi sbilancio nella mia interpretazione del testo: abbiamo tutti un percorso tracciato, con una meta e un certo numero di traguarDi intermedi, dal quale finiamo inevitabilmente per divagare. Usciamo dal seminato, compiamo degli errori. Ma se da questi sappiamo trarre esperienza, allora stiamo crescendo, e per quanto ci siamo allontanati dalla strada maestra, stiamo avanzando nella giusta direziOne. Sono dove volevo. Ah, no. È il parcheggio dell’ufficio.