Il tango, una sintonia senza errori

Il timore di sbagliare è una presenza costante nella nostra vita: lo percepiamo nelle decisioni importanti, ma anche nelle piccole scelte di tutti i giorni. Ne subiamo l’influenza, tanto da non sentirci mai veramente liberi. Esistono però alcune eccezioni, e vorrei dare il mio contributo parlando proprio di una di esse: il tango argentino. La mia passione, nonché il mio lavoro.

Il tango è una disciplina basata sulla connessione e l’improvvisazione di due persone, due ballerini, che per qualche minuto si uniscono per danzare sulle malinconiche note argentine.
Il tango è pura ispirazione: non ha schemi, sequenze di passi prestabiliti o coreografie da ricordare… Ballare il tango vuol dire “creare” passo dopo passo, insieme all’altra persona, percependo il corpo del partner, ascoltando la musica e gestendo lo spazio. Niente è giusto, niente è sbagliato. Tutto è “vero” perché accade lì, in quel momento e va come va: nessun ballo potrà mai essere uguale a un altro, nessun uomo potrà ballare allo stesso modo con diverse donne, e viceversa.

Diceva il mio primo maestro di tango: “Non abbiate fretta di giudicarvi! Non esiste l’errore. State nella difficoltà che incontrate, cercando di capire che non è il passo ciò che conta”. Parole sante. Fermarsi al passo vuol dire inchiodarsi e perdere di vista la cosa più importante per ballare questa danza: l’ascolto, la connessione e dunque il lasciar fluire.
Solo dimenticandoci della possibilità dell’errore riusciamo a creare! Basta ascoltare, e lasciarsi andare. E come per magia… tutto andrà bene, il ballo sarà leggero, godibile e si avrà voglia di ballare ancora e ancora.

Laura A., ballerina e insegnante di tango argentino

attraverso lo specchio

Ogni persona che incrocia il nostro cammino è diversa da tutte le altre che conosciamo, con il suo bagaglio di esperienze, i suoi modelli comportamentali e il suo modo di comunicare. Questa infinita varietà di sfaCcettature mi ha sempre intrippato affascinato: da piccolo mi divertivo ad osservare le persone cercando di indovinarne i pensieri o prevederne le scelte. Dalle amicizie del cortile alle fugaci frequentAzioni estive, ogni nuova conoscenza era una stimolante occasione di scoperta. Tiravo a indovinare quale sarebbe stata la risposta alla domanda che avessi posto, o che cosa passasse per la testa di chi avevo davanti.

Intorno alla fine degli anni ’90 ho assunto l’impegno di modeRare una chat room riservata agli under 21. Accoglievo i nuovi arrivati fornendo indicazioni di massima sul funzionamento di quell’ambiente virtuale, preoccupandomi di monitorare il traffico alla ricerca di eventuali utenti malintenzionati. Più dei provocatoRi e delle teste calde, l’attenzione era concentrata nell’individuare profili falsi e potenziali adescatori. Quanto quell’esperienza abbia affinato le mie doti investigative non saprei dirlo con certezza, ma una volta imparato a distinguere impercettibili segnali di incongruenza nel rapido flusso di testo, “leggere” le persone mi è parso molto più semplice.

Le regole d’ingaggio del contatto vis-à-vis non lasciano scampo: non c’è una tastiera dietro cui nascondersi, né il tempo per riflettere a lungo su ciò che si sta per dire. Gli scambi sono veloci, e ci si guarda in faccia: ad un dialogo più spOntaneo si accompagna l’enorme valore aggiunto del linguaggio non verbale. Per decifrare ciò che l’interlocutore ci sta trasmettendo – il più delle volte in maniera totalmente inconsapevole – abbiamo a disposizione la parte immersa dell’iceberg: gesti più o meno evidenti, micro espressioni del voLto, movimenti degli occhi. A volte è sufficiente concentrarsi su questi ultimi per comprendere chi ci sta di fronte. Le pupille si dilatano o si contraggono, lo sguardo fugge seguendo i capricci della mente, gli occhi guizzano svelando alcuni processi cognitivi. Dice la verità? Sta ricordando? Che cosa prova in questo momento?

L’appellativo di “specchi dell’anima” è riduttivo. Sono convinto che nelle cripte e nei solchi dell’iride sia incisa la nostra quintessenza. Un’analisi attenta può rivelare di una persona più di quanto si possa immaginare. Prova! Ma se vuoi giocare ad Alice, meglio assicurarti ad una fune per il ritorno: non conosci la profondità che troverai finché non sarai immerso nell’abisso. Sottovalutare il magnetismo e le impLicazioni di un lungo sguardo ricambiato potrebbe rivelarsi un errore. Potenzialmente, il più bello della tua vita.